martedì 20 gennaio 2009

PROPOSTE PER AFFRONTARE LA CRISI DEL COMPARTO INDUSTRIALE DEL COMPRENSORIO DI SASSUOLO


In questi ultimi mesi la grave crisi del sistema capitalistico internazionale, ha evidenziato tutti i limiti nella conduzione dell’economia imperniata sul sistema privato. Questo ha determinato una colossale truffa legalizzata contro gli interessi della stragrande popolazione mondiale. Oltre le truffe di origine finanziaria (banche, assicurazioni, enti, fondazioni ecc.), vi è stata la globalizzazione del mercato del lavoro costruita senza una carta del diritto del lavoro, la mancanza della tutela della salute e dell’ambiente a livello internazionale con regole uniformi. Nel frattempo però sotto la spinta del potere delle lobby private, si sono spostate le attività produttive dove non esiste il principio del rispetto delle regole previste nei paesi sviluppati. Gli esempi più eclatanti sotto gli occhi di tutti sono la Cina e l’allargamento dell’Unione Europea ai paesi dell’est europeo. Migliaia di imprenditori si sono scatenati nel spostare i propri interessi in questi lidi. I vari Governi, completamente controllati da queste lobby, hanno creato le condizioni per un colossale raggiro di capitali che hanno impoverito i paesi più sviluppati e allo stesso tempo hanno mantenuto sfruttati i paesi interessati. Questo tracollo avrebbe avuto effetti molto più devastanti se non ci fossero stati interventi massicci con capitali pubblici da parte di tutti i paesi. Questo evidenzia che il controllo assoluto dell’economia in mano ai privati, porta solo povertà, sfruttamento e guerre. L’unica salvezza per risollevare le sorti di milioni di proletari nel mondo, è organizzarsi dal basso, affrontando i temi che rappresentano la base per una economia più interessata e rivolta agli aspetti sociali nel rispetto dei valori umani e dell’ambiente. I capitali pubblici devono essere indirizzati per pianificare progetti di vero sviluppo che vanno in questa direzione. Tutti i settori potrebbero ampiamente rilanciarsi per i decenni a venire. La conversione dell’energia e dei prodotti verso il rispetto eco-ambientale non è utopia. Un esempio di arretratezza per mancanza di pianificazione è proprio l’Italia. Interi settori come l’edilizia, gli autoveicoli, l’elettronica ed altri, grazie alla ricerca possono con nuovi prodotti, pianificare un totale cambiamento di ciò che è in essere. Il miglioramento socio-economico del nostro paese, passa fondamentalmente dalla capacità di produrre ciò che serve. Chi governa quindi, trovi con le organizzazioni sindacali -non pilotate da schieramenti politici- e le organizzazioni imprenditoriali, la formulazione di nuove regole per la pianificazione di: orari di lavoro, garanzie per il reddito familiare, per l’eliminazione del precariato sottoforma di sfruttamento, la possibilità di lavoro per tutti, il massimo rispetto delle norme per la sicurezza ambientale, la possibilità per le rappresentanze di base RSU di partecipare ai consigli di amministrazione delle aziende pubbliche e private. La base principale della nostra economia deve essere nazionalizzata. Pianificare ciò che serve per l’utilità collettiva nell’agricoltura e nell’industria. Preparare progetti di conversione industriale per la pianificazione, relegando all’imprenditoria privata il business collaterale. Questi i principi, per evitare un disastro socio-economico anche nelle realtà ancora attive nel paese, bisogna che gli enti locali, le regioni, mettano in campo un nuovo protagonismo del pubblico. Troppe risorse sperperate per assistenzialismi senza futuro ad imprese e cittadini. Il comprensorio di Sassuolo è l’ultimo esempio di un bivio che la società civile dovrà affrontare. L’immobilismo determinerebbe un tracollo con tutte le conseguenze possibili, già viste in altre realtà del paese. Le scelte imprenditoriali di disimpegno delle attività, devono trovare risposta con l’esproprio da parte degli enti locali e il rilancio o la conversione delle stesse. Inutile pensare che i livelli di produzione potranno rispecchiare un passato basato sul massimo profitto. E’ necessario pianificare gli orari di lavoro, eliminando il ciclo continuo e il turno della notte (salvo le esigenze di impianto). Creare medie di orario settimanale fra le 20/30 ore. Determinare per i completamenti dei redditi familiari l’applicazione del part-time in modo strutturale. Defiscalizzazioni su una parte del reddito per mantenerlo adeguato al costo della vita. Nuove politiche energetiche (vedi paesi nord europa) possono permettere importanti risparmi per i bilanci familiari. Ovvio che le lobby che controllano il comprensorio, detti cambiamenti non li realizzano autonomamente. È necessario quindi, una importante pressione dei cittadini con coordinamenti attivi che influenzino le scelte dei nostri comuni e dell’imprenditoria. Attivarsi solo per una logica di accesso agli ammortizzatori sociali, divide il fronte del proletariato e comunque non ferma il totale degrado del tessuto sociale del comprensorio. Noi siamo il coordinamento lavoratori resistenti Modena. Siamo pronti ad aiutare chi vuole realizzare un coordinamento nel comprensorio di Sassuolo. Proletari, rendetevi protagonisti delle scelte per il vostro futuro e per il futuro dei vostri figli.

Nessun commento:

Posta un commento